Esistono oggi varie tecniche di sbiancamento dei denti vitali; a seconda dei casi si può optare per:
- – sbiancamento professionale in poltrona
- – sbiancamento professionale in sala d’attesa
- – sbiancamento domiciliare
La scelta del tipo di sbiancamento va effettuata con l’aiuto del dentista che, a seconda dei casi, consiglierà un tipo piuttosto che l’altro. Se si devono eseguire dei restauri estetici dopo lo sbiancamento, è opportuno attendere circa due settimane dall’ultima applicazione sbiancante, in modo da avere la migliore adesione possibile delle ricostruzioni.
Controindicazioni allo sbiancamento
In alcune situazioni il dentista può sconsigliare lo sbiancamento: in pazienti molto giovani, in pazienti che hanno da poco effettuato chirurgia parodontale, nelle donne in gravidanza, in pazienti con carie estese o infiammazione gengivale sui denti da trattare che non curino prima le suddette affezioni.
Sbiancamento in poltrona
Per lo sbiancamento professionale in poltrona si utilizza un perossido d’idrogeno al 38% in tre applicazioni successive da 15 minuti ciascuna, previa opportuna protezione delle gengive, oppure un perossido d’idrogeno al 40% in due applicazioni da 20 minuti ciascuna. La concentrazione di perossido in questo caso è la più alta possibile: quindi ai pazienti che ci comunicano ipersensibilità dentinale agli stimoli caldi o freddi, oppure al semplice spazzolamento dei denti, consigliamo o un pre-trattamento con desensibilizzanti a base di floruri seguito dalla seduta di sbiancamento in poltrona, oppure un altro tipo di sbiancamento con perossidi a concentrazione più bassa utilizzati per più tempo.
Sbiancamento in sala d’attesa
Per lo sbiancamento professionale in sala d’attesa si usano mascherine individuali, realizzate in laboratorio dall’impronta presa sul paziente, in cui viene applicato un perossido di carbammide al 45% in tre sedute da 30 minuti ciascuna.
Sbiancamento domiciliare
In ultimo abbiamo lo sbiancamento domiciliare, sempre con mascherine individuali ma con un perossido di carbammide al 10-15-20 o 35% in 5-8 applicazioni, che il paziente fa comodamente a casa, di durata diversa a seconda della concentrazione.
Sbiancamento denti non vitali
Le alterazioni del colore di denti devitalizzati possono essere ricondotte a varie cause.
Potrebbe essersi verificata un’emorragia pulpare durante la devitalizzazione, con la conseguente penetrazione di globuli rossi nei tubuli dentinali e successiva pigmentazione da degradazione dell’emoglobina. Potrebbe aver avuto luogo la decomposizione di una porzione di tessuto pulpare rimasto dopo una devitalizzazione per una cavità d’accesso errata. Potrebbe esservi stata l’estensione dell’otturazione dei canali alla camera pulpare. Oppure, semplicemente, il cambio di colore potrebbe essere dovuto all’utilizzo di otturazioni in amalgama d’argento della cavità d’accesso.
Per curare questo inestetismo si ricorre a tecniche di sbiancamento professionale all’interno del dente. Si effettua inizialmente un’adeguata cavità d’accesso alla camera pulpare e si asportano tutti i residui presenti di materiali pigmentati, poi si procede, previo isolamento dell’otturazione canalare, a diverse sedute di sbiancamento interno con perossidi, fino al raggiungimento della tonalità desiderata. Esiste la possibilità di una minima recidiva a distanza di anni che non esclude un nuovo ritrattamento sbiancante.
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