Viene definita “Endodonzia” la cura delle patologie dell’endodonto, ovvero della polpa dentaria contenuta all’interno del dente.
La terapia endodontica scatta in quei casi in cui, o per una lesione cariosa profonda oppure per una frattura, la polpa sta subendo delle alterazioni irreversibili che condurranno inevitabilmente alla necrosi della polpa stessa.
Inoltre esiste la possibilità di dover ricorrere a terapia endodontica di un dente anche laddove esso sia incluso in riabilitazioni protesiche: l’obiettivo del dentista deve perciò essere di evitare che la limatura dello stesso possa, prima o poi, portare alla pulpite e alla successiva necrosi del dente.
Un’altra circostanza in cui possiamo indicare la terapia endodontica è rappresentata dal ritrattamento di un dente già devitalizzato che, nel corso dei mesi o degli anni successivi alla prima terapia, sia diventato sintomatico principalmente con risentimento in masticazione.
L’esposizione della polpa, nei casi di carie profonde o di traumi, porta inevitabilmente alla comparsa del quadro sintomatologico denominato pulpite.
I sintomi della pulpite
All’insorgere della pulpite, inizialmente si avverte una sensibilità maggiore a stimoli caldi e freddi o dopo l’assunzione di cibi contenenti zuccheri. Successivamente il dolore diventa continuo e pulsante e spesso il paziente non riesce bene a identificare il dente responsabile.
Evoluzioni della pulpite
Se non si interviene tempestivamente, l’infiammazione passa dallo spazio endodontico all’osso circostante, con la comparsa di periodontite apicale acuta e quindi di un dolore sia in masticazione che alla percussione del dente interessato, che in questa fase si riesce a identificare meglio.
Dall’infiammazione acuta della polpa si passa poi alla necrosi della stessa: i tessuti in essa contenuti si disfano e inizia a formarsi del pus; nel tessuto osseo attorno all’apice del dente a questo stadio possono formarsi o un ascesso o un granuloma periapicale.
Nel primo caso attorno all’apice del dente si crea una raccolta di pus accompagnata da un dolore che, via via, si fa continuo e pulsante: spesso la temperatura corporea si innalza, fino a quando l’ascesso trova una via di drenaggio in bocca o sulla cute e, con la riduzione della pressione, si attenua la sintomatologia.
Nel secondo caso, invece, la carica batterica contenuta nel canale e le difese individuali riescono a trovare un equilibrio fra loro: all’apice del dente si forma un tessuto di granulazione cronico riccamente vascolarizzato non sintomatico, che ha la funzione di impedire la diffusione dell’infezione ai tessuti circostanti.
Sia nel caso si sviluppi un ascesso, sia nel caso si formi un granuloma periapicale, dobbiamo procedere con la terapia canalare del dente in questione.
Le fasi della terapia endodontica
La terapia endodontica comprende:
– apertura adeguata della camera pulpare, con accesso il più possibile rettilineo ai canali radicolari,
– sagomatura dei canali radicolari, con strumenti manuali o montati su manipolo,
– irrigazione e disinfezione con soluzioni irriganti, quali ipoclorito di sodio, acqua ossigenata e calcio-chelanti,
– asciugatura e chiusura tridimensionale dei canali con guttaperca e cemento, condensati a caldo o a freddo,
– controllo radiografico finale.
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